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Itinerario artistico e religioso
La visita alla Via Crucis di Montefalcione è un'occasione di incontro con Dio, la natura e l’arte. Le forme e le dimensioni umane delle sculture rendono il dramma della passione di Cristo reale. È come incontrare Gesù per la prima volta con la possibilità di prenderlo per mano e accarezzarlo. Si diventa in prima persona testimoni del Calvario.
Le stazioni sono complessivamente sedici: le quattordici stazioni secondo la dottrina della Chiesa, con l’aggiunta di un preambolo e del finale con la Resurrezione. Il preambolo raffigura gli eventi drammatici (il pianto nell'orto degli Ulivi, il tradimento di Giuda, la cattura e la flagellazione) accaduti immediatamente "prima". Percorrendo questa via crucis si diventa in prima persona testimoni del Calvario. I soldati che arrestano Gesù nell’orto degli ulivi, gli strappano le vesti, lo trafiggono con la lancia e lo inchiodano in croce, sono raffigurati senza occhi a significare l’assenza di anima quando si compie un’atrocità. Nella stazione XII, “Gesù muore sulla Croce” sono collocate tre grandi croci. Il Cristo è realizzato con una doppia immagine nel volto: una positiva ed una negativa. All’esterno si vede il volto dell’uomo morto, ma all’interno è vivo a testimonianza dell’esempio di Cristo e della forza del Vangelo, che sono parola di vita per l’uomo di ogni tempo. L’uomo è morto, ma le sue idee no! I due ladroni son collocati più in alto. Semplicemente la posizione del corpo consente di riconoscere il buon ladrone dal cattivo. Incantevole è la statua della pietà con Cristo nelle braccia della madre. L’ultima stazione, la Resurrezione, è un magnifica raffigurazione della vittoria della vita sulla morte, significato anche del riscatto degli oppressi, della forza delle idee che sono in grado di spaccare le montagne. (Geny Capone)
I gruppi scultorei si snodano per un sentiero panoramico che sale lungo i fianchi rocciosi di un'altura al termine del quale si leva maestoso e solenne il gruppo del Cristo risorto.
Il racconto evangelico viene proposto con un linguaggio moderno ed una resa espressionistica che si discosta dall'iconografia tradizionale e traduce un'atmosfera drammatica che parla nel silenzio, un silenzio loquace e coinvolgente che filtra persino la sofferenza degli stessi carnefici costretti a recitare un ruolo affidato loro dalla veemenza di un evento eccezionale del quale si sentono essi stessi vittime. (Americo Tirone)